Come riconoscere l’osteoartrosi
Quali sono i sintomi dell'artrosi?
L’osteoartrosi è causata da più di un semplice deterioramento della cartilagine.
Nelle articolazioni colpite dall’artrosi, la cartilagine che protegge la parte terminale delle ossa si deteriora gradualmente, il liquido sinoviale perde le sue qualità di ammortizzazione e le ossa potrebbero iniziare a sfregarsi l’una con l’altra – queste potrebbero essere le cause del dolore che state percependo.
I criteri clinici per la diagnosi definitiva dell’osteoartrosi includono la storia clinica, l’esame fisico e i cambiamenti nelle radiografie che possono apparire a posteriori, al momento in cui si presentano i cambiamenti istopatologici.
Il dolore
Il dolore non è uno dei sintomi che appare da subito. I dolori dell’artrosi hanno una particolarità, sono di tipo “meccanico”, cioè si manifestano soprattutto quando l’articolazione viene sollecitata: durante il movimento o un cambiamento di posizione, salendo o scendendo le scale.
Può essere più importante nel corso della giornata e si allevia con il riposo.
La maggior parte delle persone affette da artrosi consulta il medico a causa dei dolori, questo non è il solo sintomo: l’artrosi può manifestarsi in differenti modi:
- Rigidità articolare mattutina con una durata inferiore ai 30 minuti.
- Dolore persistente (nel ginocchio o nell’anca) che peggiora caricandovi il peso del corpo e che si allevia con il riposo.
- Il dolore è solitamente più forte all’inizio del movimento e va via via attenuandosi.
- Inizio insidioso nel tempo.
- Deformità articolare e atrofia del quadricipite (per l’OA del ginocchio).
- Contrattura o rigidità dell’articolazione compromessa.
- Crepitio alla mobilitazione articolare (soprattutto per il ginocchio).
- Versamento articolare freddo o non infiammatorio (per l’OA del ginocchio).
Nell’esplorazione si riscontra frequentemente un certo grado di deformità, rigidità, scricchiolio articolare e, a volte, un lieve aumento del volume.
Le conseguenze nella vita di tutti i giorni: i dolori associati alla rigidità dell’articolazione possono incidere sulla vita quotidiana. Per esempio, nell’artrosi dell’anca o del ginocchio, accucciarsi, alzarsi da una sedia, infilare le scarpe sono dei gesti che possono diventare difficili.
Lo studio radiologico conferma di solito il sospetto clinico e si consiglia il controllo obiettivo della progressione.
Classificazione radiologica dell’osteoartrosi del ginocchio per grado.
Grado |
Classificazione dell’OA |
0 |
Nessuna / Senza segni di OA |
I |
Dubbiosa / Osteofiti diminuiti, importanza trascurabile |
II |
Minima / Osteofiti confermati, spazio articolare intatto |
III |
Moderata / Diminuzione moderata dello spazio articolare |
IV |
Grave / Spazio articolare gravemente affetto con sclerosi dell’osso subcondrale |
L'osteoartrite può essere:
- primaria
- secondaria
L'osteoartrite primaria è una conseguenza dell'invecchiamento naturale dell’articolazione. Con gli anni, la cartilagine comincia a degenerare, formando piccole crepe fino ad arrivare, nell’osteoartrite avanzata, una perdita totale del cuscino cartilaginoso tra le ossa delle articolazioni. Questa condizione provoca attrito tra le ossa, causando dolore e limitazione della mobilità articolare. L'infiammazione della cartilagine può anche stimolare nuove escrescenze ossee (una sorta di speroni, noti anche come osteofiti).
L’osteoartrite secondaria, invece, è solitamente localizzata ed è conseguente ad altre cause scatenanti tra cui:
- obesità
- traumi ripetuti
- intervento chirurgico per le strutture articolari
- giunti anomali alla nascita (anomalie congenite)
- gotta
- diabete
- disturbi ormonali
Artrosi del ginocchio
L’OA del ginocchio (o gonartrosi) è particolarmente frequente ed invalidante. Colpisce soprattutto soggetti di sesso femminile ma, a differenza della coxartrosi (OA dell’anca), è meno frequente la forma “secondaria”. Può interessare sia l’articolazione femoro-rotulea che la femoro-tibiale. Il quadro clinico è inizialmente dominato dal dolore in sede anteriore o antero-mediale, per lo più di tipo meccanico. Dopo una prolungata inattività, per es. al mattino, dopo il riposo notturno, o dopo essere stati seduti a lungo, può aversi una contrattura dolorosa post-inattività che gli anglosassoni definiscono “gelling”, di breve durata, che recede dopo la ripresa del movimento.
Il dolore può essere risvegliato da alcune posture particolari, con l’uso prolungato della pedaliera dell’auto, all’accovacciamento, oppure nel fare le scale, soprattutto in discesa. All’esordio si può riscontrare alla palpazione del ginocchio una dolorabilità delle zone periarticolari (che circondano l’articolazione) ed un modesto versamento. Successivamente il dolore può interessare l’articolazione nella sua globalità, insorgere anche di notte ed accompagnarsi a frequenti versamenti articolari.
All’esame clinico si riscontra una limitazione dolorosa dei movimenti di flessione e di estensione forzata, segni di scroscio e dolorabilità delle strutture ligamentose periarticolari. Nel caso di artrosi femoro-rotulea si possono evocare crepitii o scrosci facendo scivolare sagittalmente la rotula sul femore con la pressione delle dita della mano sul femore (segno della “pialla”). In presenza di versamento è raccomandato l’esame del liquido sinoviale che mostra le caratteristiche tipiche, non infiammatorie, di questa forma di artropatia.
Dall’esame del liquido però, è possibile riscontrare, cristalli di calcio (pirofosfato di calcio e/o idrossiapatite) che possono associarsi ad alcune forme di OA infiammatorie o con episodi più frequenti di versamento articolare.
Artrosi dell’anca
L’ artrosi colpisce frequentemente l’articolazione dell’anca (coxartrosi) e può condurre, trattandosi di una articolazione portante, ad una invalidità parziale o completa. Più spesso monolaterale, la forma primaria colpisce soggetti fra i 40 ed i 60 anni; per quella “secondaria”, l’età d’insorgenza è variabile a seconda dei difetti congeniti o acquisiti a cui si correla (es. displasia congenita dell’anca, fratture).
Inizialmente il dolore, sintomo caratteristico, insorge durante la marcia o dopo essere rimasti a lungo seduti, ad es. in poltrona o in auto; in posizione orizzontale, recede quasi sempre. Il dolore è localizzato all’inguine e/o alla parte anteriore della coscia, ma in circa il 25% dei casi può interessare il lato interno della coscia e può essere riferito al ginocchio; più di rado si localizza nella regione della natica. È accompagnato da una progressiva limitazione funzionale dei movimenti dell’anca, dapprima di rotazione interna, per cui può risultare difficile uscire dalla vasca da bagno, salire su una bicicletta, ecc.; in seguito vengono interessati i movimenti di abduzione e, più tardivamente, quelli di adduzione. La limitazione dei movimenti in flessione è più tardiva, ma quando si instaura è particolarmente invalidante, poiché impedisce di accovacciarsi e di eseguire tutte quelle funzioni che richiedono questo movimento come ad es. allacciarsi le scarpe, tagliarsi le unghie dei piedi.
Nello stato avanzato dell’artrosi la diagnosi è più semplice, mentre qualche difficoltà può insorgere in fase iniziale. La radiografia del bacino con proiezione antero-posteriore evidenzia le alterazioni tipiche dell’OA: restringimento parziale (pinzettatura) o totale dell’interlinea, osteofiti, sclerosi subcondrale, pseudocisti ed alterazione del normale rapporto articolare fra testa del femore e cotile acetabolare.
Altre localizzazioni
Alcune localizzazioni dell’artrosi sono poco frequenti rispetto a quelle trattate finora. Tra queste, l’artrosi del piede è rara nella sua forma primaria ed è praticamente rappresentata solo dall’ OA dell’articolazione metatarso-falangea. Questa può essere causa di notevole dolore, soprattutto quando associata ad alluce valgo, e di rigidità (alluce rigido). Ancora più rare sono l’artrosi della caviglia e l’artrosi del gomito. Quest’ultima è quasi sempre secondaria a traumi o ad attività lavorative o sportive particolari. Spesso può associarsi all’osteocondromatosi che a sua volta può essere responsabile di blocchi articolari.
L’artrosi della spalla può riguardare la gleno-omerale (omartrosi), l’acromio-claveare e la sterno-claveare. La più frequente è quella acromio-claveare che però, in compenso, è quasi sempre asintomatica. Le altre due invece possono essere dolorose con la tendenza alla stabilizzazione. L’artrosi dell’articolazione trapezio-metacarpale (TMC), detta anche “rizoartrosi”, si manifesta inizialmente con dolore alla base del pollice evocato dai movimenti di prensione della mano, che risultano difficoltosi, con menomazione della funzione globale della mano. Successivamente appare una lieve tumefazione alla base del pollice con deviazione progressiva della base del metacarpo, fino a configurare aspetti peculiari “a mano quadrata” e di “ pollice a Z”. In alcuni casi le crisi di dolore possono recidivare negli anni, con tutti i segni locali tipici dell’infiammazione, compresa una notevole dolorabilità.
Fonti:
L’osteoartrosi può essere frustrante e imprevedibile, ma ignorandola non la si fa scomparire.
Parlarne con il dottore è il modo migliore per iniziare a conoscere lo stadio della patologia e iniziare un idoneo percorso terapeutico.
Il dolore tocca tutti in maniera diversa
Una radiografia può evidenziare il grado o stadio di osteoartrosi del ginocchio, ma il livello di dolore provato non è necessariamente correlato ad esso. L’osteoartrosi può essere di grado lieve con parecchio dolore o grave con poco dolore. La segnalazione da parte del paziente sull’intensità del dolore avvertito, permette al medico di fornire una chiara descrizione dello stadio della patologia.
È causato da più di un semplice deterioramento della cartilagine.
Nelle articolazioni colpite dall’artrosi, la cartilagine che protegge la parte terminale delle ossa si deteriora gradualmente, il liquido sinoviale perde le sue qualità di ammortizzazione e le ossa potrebbero iniziare a sfregarsi l’una con l’altra – queste potrebbero essere le cause del dolore che si percepisce.
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